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Perché la Green Economy sta fallendo. E tu ci sei dentro fino al collo.

Regenerative Growth

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La green economy sta fallendo. E tu ci stai dentro fino al collo. Prova ora a pensare a tutti i messaggi, slogan che tutti/e noi sentiamo ogni giorno nei social, magazine e video. Adotta un alveare, pianta un albero o salva il pianeta! Siamo sicuri che tutte queste soluzioni ci aiuteranno davvero a liberarci dalla crisi climatica e a farci vivere una vita migliore? Vediamo insieme in questo articolo, non solo perché non lo faranno ma anche perché saranno l'ennesimo strumento che servirà alle grandi aziende per non cambiare assolutamente nulla.


Perché la green economy sta fallendo: non rispetterà gli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Sono alcuni anni che i modelli di sviluppo sostenibile stanno fallendo su tutti i fronti. Questo soprattutto perché purtroppo la velocità di degenerazione ambientale sta viaggiando a ritmi sempre più serrati e veloci.

L'agenda 2030 delle Nazioni Unite con i suoi OSS [Obiettivi di sviluppo sostenibile - Sustainable Development Goals, SDG] difficilmente diventeranno realtà perché non sono più in grado di avverarsi nei tempi prescritti.

Entro il 2050 la nostra esistenza sarà messa davvero a rischio a causa soprattutto dei cambiamenti climatici che oltre ad aver già compromesso gran parte dei raccolti annuali di prodotti primari, sta distruggendo gran parte degli ecosistemi viventi e gli spostamenti migratori saranno sempre più grandi ed incontrollati.

Ma perché allora, malgrado stiamo riottimizzando tutti i processi, riducendo al massimo gli sprechi, questa corsa sembra non volersi arrestare?

Se me lo permetti vorrei farti una domanda.

Secondo te è possibile riempire una vasca da bagno chiudendo solo lo scarico senza aprire il rubinetto?

Mi dirai: "Lorenzo, ma che cavolo centra ora una vasca da bagno!"

Invece te lo spiego subito!

Se ci pensi un attimo sarebbe possibile solo in un caso.

Solo se la vasca da bagno fosse stata riempita prima da qualcun altro [come lo erano i nostri ecosistemi a livello di biodiversità prima che iniziassimo a distruggerli].

Ma poiché ora i nostri ecosistemi sono tutt'altro che abbondanti, oggi diminuire solo il flusso di scarico è un processo inefficace.

Ma perché?

Perché gli ecosistemi sono al collasso.

Si stanno distruggendo tutte le relazioni che si sono venute a creare in milioni di anni di evoluzione.

Ed ecco quindi il motivo per cui la green economy sta fallendo.

Perché si vuole riempire una vasca da bagno quasi vuota [e non quasi piena] chiudendo solo lo scarico senza aprire il rubinetto.

E purtroppo siamo solo all'inizio di questo processo, che come vedremo, viene portato avanti in modo più o meno cosciente da tutti noi.

 

Facciamo finta di cambiare tutto per non cambiare nulla.

Secondo te chi fra tutti i business esistenti al mondo avrà difficoltà a sopravvivere come conseguenza alla crisi climatica?

Pensaci un attimo, senza fretta ;-)

Piano piano l'essere umano sta attingendo a risorse sempre più limitate, affrontando flussi migratori più forti e dinamici e cambiamenti sempre più repentini e violenti.

E chi secondo te, fra tutti i business presenti nel mondo guadagna maggiormente invece da quantità illimitate di risorse e da cambiamenti molto lenti?

Ecco la risposta alla mia prima domanda!

Sono soprattutto le grandi aziende e multinazionali.

Quindi di conseguenza, le grandi aziende e multinazionali sono fra tutte le aziende esistenti, quelle che hanno tutto l'interesse a fare in modo che il sistema economico rimanga inalterato.

Ti immagini cosa accadrà alle multinazionali quando le risorse diminuiranno drasticamente portando i prezzi delle materie prime alle stelle?

Succederà che le grandi aziende se non cambiano modello di sviluppo veramente, non ce la faranno mai a sopravvivere.

E quindi, chi ha tutto l'interesse a fare in modo che si venga a creare un modello di sviluppo che strizza l'occhio alla sostenibilità ma che al tempo stesso mantenga inalterati  i flussi di crescita e sviluppo aziendali?

E soprattutto al ritmo che decidono loro?

Bravissima/o! Sempre loro!

Le grandi aziende e multinazionali.

E questo modello si chiama proprio Green Economy.

Perché la green economy sta fallendo: ci siamo dentro tutti fino al collo.

Ma la cosa più interessante se ci pensi non è questa.

La cosa più interessante è come, con quali strategie, chiunque di noi, con i suoi progetti, business, ecc. porta avanti la sua crescita.

Vediamole insieme brevemente, ti va?

Le strategie "innovative" della sostenibilità green.

La maggior parte delle persone che ha un business o progetto nel campo "sostenibilità" ha come strategia quella di leggere molti libri, articoli e post.

Ma per quale motivo?

Perché così prendono tutte quelle informazioni scritte da altre persone [spesso quest'ultime provenienti da nicchie e quindi molto esperte nel loro campo] e le divulgano come se fossero frutto di una loro esperienza personale.

Voglio parlare di Blue Economy?

Semplice.

Iniziano a leggere il libro di Gunter Pauli [il fondatore della Blue Economy], qualche articolo in giro per il web ed inizio a divulgare ciò che ho letto come se fossero anni che faccio Blue Economy.

Quindi, il fattore chiave più importante, la divulgano senza avere alcuna esperienza di quello di cui hanno letto.

Divulgando quindi al loro pubblico una versione molto semplificata e talvolta errata di quello che è un dato settore.

Ma poi cosa accade?

Che inevitabilmente questo modo di fare comunicazione funziona.

E funziona pure bene.

Ma ti chiederai: perché funziona così maledettamente bene?

Perché è facile.

Non solo per chi come loro deve creare contenuti o prodotti senza partire da zero, ma anche per chi li consuma.

Perché offrono spunti del tutto semplificati di una realtà molto più complessa.

Di semplice comprensione ed adatti a tutti.

Ma andiamo per gradi.

La mia analisi di alcune aziende e profili.

A tal proposito, analizzando diversi profili di aziende, influencer, divulgatori/trici, ecc. ho identificato un processo chiave potentissimo soprattutto in quei profili con un indice di crescita ed interazione più alto delle/degli altre/i.

Strategia: utilizzare la rabbia e/o paura delle persone per dare soluzioni facili e preconfezionate e quindi crescere velocemente.

Facciamo un breve ragionamento insieme?

Secondo una ricerca [Social Sentiment Analysis - @pwc_italy] il 73% delle notizie sulla sostenibilità esprime un sentimento negativo.

Quindi la rabbia e la paura sono, non solo ovviamente per il settore sostenibilità, delle leve potentissime di cambiamento.

Positivo o negativo che sia.

Ma perché?

Pensaci...quando è che si è arrabbiati?

Semplice, quando si è insoddisfatti.

Quando le cose non vanno come vorresti che andassero.

Ecco perché l'insoddisfazione è un elemento fondamentale nella vendita.

Più le persone sono insoddisfatte e più ricercheranno soluzioni che le tirerà fuori dalla merda in cui si trovano.

E più cercano soluzioni e più ci saranno aziende pronte a vendere soluzioni a quei problemi.

Aspetta però...non fraintedermi!

Non credo che questo sia sbagliato da parte di una azienda, è normale vendere soluzioni a problemi.

La difficoltà nasce però quando questo sistema economico è basato completamente nel vendere palliativi e non vere soluzioni all'insoddisfazione delle persone.

Lo scopo di una azienda è quello di risolvere i problemi, non quello di crearli per poi guadagnare dalla loro risoluzione.

E questo non solo sta causando un collasso ambientale ma ha anche generato un enorme disagio sociale.

Creando persone senza identità personale.

Persone frustrate.

Profondamente insoddisfatte della loro vita.

E questo, come potrai bene immaginare, fa aumentare moltissimo i fatturati.

Molto più di persone in equilibrio e soddisfatte, non credi?

Poi cosa accade una volta che questi profili o aziende della "sostenibilità" [ma non solo] hanno iniziato a crescere proponendo pseudosoluzioni alle persone?

Il salto di quantità non è spesso seguito da quello di qualità.

Che vogliono fare il salto di quantità vero.

Non gli basta più avere pochi follower o clienti.

Vogliono crescere sempre di più.

Il loro focus e obiettivo rimane principalmente sempre quello: la crescita senza limiti.

Perché vogliono fare in modo che il loro impatto sia quanto maggiore possibile al fine di innescare un vero cambiamento collettivo.

Solo che non hanno compreso veramente che il cambiamento ed innovazione parte sempre dalle nicchie.

E mai dalle masse.

Più vorrai crescere e raggiungere un numero sempre più grande di "seguaci" e più dovrai "diluire" i tuoi valori per farli andar bene a tutti.

Come spiegato in questo articolo →

Quante volte hai comprato da aziende che finchè erano piccole facevano prodotti straordinari, e poi quando hanno voluto aumentare il fatturato hanno perso totalmente la qualità?

Perché finchè sei per pochi riesci a essere all'interno dell'innovazione.

Lo fai soprattutto perché ami quello che fai.

Riesci ad essere costantemente in quel limbo tra il centro omologante del sistema e la sua più profonda periferia dove non accade nulla.

Ecco il meccanismo perverso del capitalismo.

Appena ne raggiungono un numero sufficiente, iniziano ad essere usati dalle aziende o dai mass media per vendere prodotti con le stesse modalità del mercato capitalista, attraverso buoni sconto, voucher, ecc.

E più crescono, più le collaborazioni sono elitarie.

Dimmi, hai visto mai un/una "influencer" con almeno 30k follower fare live instagram con persone nelle nicche sotto i 5k follower?

C'è qualcuno/a che lo fa, ma è molto difficile.

Ti sei mai chiesta/o perché?

Perché ad un certo punto se vuoi grandi numeri devi andare dove ci sono i numeri.

Iniziando quindi a sponsorizzare indirettamente altri profili con pubblico simile, in cambio di grande visibilità.

In cambio di entrare a far parte definitivamente di un sistema fasullo  provi a sfruttarlo mentre lui in cambio sfrutta te.

Fateci caso.

Guardate gli obiettivi di un sistema per capirne il comportamento.

Guardate le collaborazioni che spesso hanno queste aziende che propongono servizi di "pulitura" di coscienza senza muovere un dito [come piantare alberi o adottare alveari].

Molto spesso sono collaborazioni fatte con le stesse aziende che più di tutte hanno contribuito a creare questo disastro ecologico.

Mi dirai: va bene Lorenzo ma è anche così che vogliono effettuare una transizione ecologica!

Ma allora chiediti perché i loro obiettivi non cambiano?

Perché puntano alla massa e non agli innovator delle nicchie che si stanno facendo il culo ogni giorno per cambiare davvero le cose?

Semplice.

Perché non vogliono innovazione, vogliono solo numeri alti.

Come si fa ad uscirne fuori?

Quindi come abbiamo visto il problema è molto più radicato di quanto pensiamo.

É molto più profondo.

Soprattutto se accade anche in un settore come il nostro, che dovrebbe essere fatto di persone con pensieri diversi dal sistema capitalista più spinto.

E la cosa più incredibile è un'altra.

Che la stessa idea che molti di noi hanno di sostenibilità è stata creata e preconfezionata dalle grandi aziende in modo più o meno consapevole.

Per fare in modo, come spiegato nelprimo paragrafo, che tutto fosse più lento ed immutabile possibile.

Ok va bene, ma vediamo il lato pratico.

Come si fa ad uscirne fuori?

Ovviamente non ti darò in mano una soluzione preconfezionata a questo problema.

Semplicemente perché non esiste.

Ma proverò ad analizzare insieme a te la situazione.

Partiamo dal comprendere che se vogliamo qualcosa che non abbiamo mai avuto dobbiamo fare qualcosa che non abbiamo mai fatto, giusto?

E cosa non è mai stato fatto fino ad ora?

Creare, grazie soprattutto agli innovator, un nuovo modello di sviluppo basato sulle stesse strategie dei sistemi complessi: relazione, diversità e resilienza.

Non si può pensare, come facciamo nelle manifestazioni ambientaliste, di chiedere ai politici di attuare strategie di cambiamento.

E non possiamo farlo perché lo stiamo chiedendo alle stesse persone che hanno causato questa crisi.

Le stesse persone che non vogliono il cambiamento.

Ecco perché bisogna fare due passi indietro per farne dieci in avanti.

Bisogna ripartire da zero.

O quasi.

Bisogna iniziare a chiederci come collettività: cosa è per noi la sostenibilità?

E la risposta non deve essere scritta su qualche foglio o libro.

Ma deve essere la costruzione fisica di un nuovo mondo.

Un mondo che getta le sue basi completamente su altri valori e obiettivi.

Perché se è l'obiettivo di un sistema che ne determina in larga misura il suo comportamento, "basta" cambiare l'obiettivo e tutto il comportamento si allineerà come per magia.

Perché la green economy sta fallendo: conclusioni.

Per chi mi segue da molto tempo sa che non sono abituato a scrivere articoli dal contenuto polemico.

Soprattutto perché ritengo che siano davvero inefficaci.

Perciò le mie parole non vogliono essere un elemento o strumento per fomentare altra rabbia o per criticare in modo diretto delle persone [che molte di loro sono mosse da vero sentimento di cambiamento positivo], ma solo per mettere luce su un sistema perverso nel quale ognuno di noi ci si può trovare.

Un sistema che si fa usare per comprarti e spremerti fino al midollo.

Non ce ne rendiamo conto ma noi giovani pensiamo di utilizzare a nostro vantaggio il sistema ma senza renderci conto che è quello che vuole il sistema stesso.

É il sistema stesso a trarne il maggior beneficio.

Ogni volta che sponsorizziamo un prodotto o parliamo di un argomento senza averlo prima di tutto sperimentato sulla propria pelle.

La crescita senza limiti e a qualunque costo per stuzzicare positivamente gli algoritmi social.

Si sa, persone insoddisfatte comprano di più.

E in questo modello di sviluppo, purtroppo chi vince, è sempre quello che riesce ad arrivare meglio degli altri ad accaparrarsi le risorse.

Senza, e ribadisco senza, alcun compromesso.

A discapito anche del benessere dell'intero sistema.

Sta quindi a noi decidere cosa vogliamo fare.

Se continuare ad essere usati come merce o iniziare davvero a vivere per costruire insieme un futuro migliore.

Solo il futuro saprà darci le risposte.

E solo quando avremo dimenticato le domande.

 

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