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Blue Economy: cos'è e perché è una vera rivoluzione.
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Blue Economy: cos'è e perché è una vera rivoluzione? Spesso quando si pensa ad una economia sostenibile si pensa al colore verde della Green Economy. Questo perché purtroppo il movimento sostenibile si è sempre focalizzato quasi esclusivamente sulla salute del nostro pianeta e dell'ambiente, senza però mai comprendere seriamente che la distruzione degli ecosistemi non sono una causa ma una conseguenza di una malessere umano molto più profondo. Quindi con la Green Economy stiamo essenzialmente provando a curare un sintomo e non la malattia. E come facciamo ad uscire da questa matassa? Attraverso un modello di un altro colore: la Blue Economy!
Sei prontə?! Si inizia!
Blue Economy: cosa non è?
Innanzitutto come piace a me voglio darti una chiave di lettura diversa da quella che trovi in giro per il web.
Sono ormai 10 anni che la mia agenzia di crescita imprenditoriale Hyphae, la prima in Italia, basa proprio tutto il suo modello di crescita proprio sui principi della Blue Economy e del Regenerative Business.
E quindi questi concetti non li ho solo letti ma li provo e testo ogni giorno della mia vita su decine di aziende.
Compreso le mie.
E quindi voglio partire da un'altra domanda la cui risposta spesso non è chiara: cosa NON è la Blue Economy?
1 - La Blue Economy non è un nuovo modello di gestione della flora e fauna marina.
Non ha quindi nulla a che vedere con il mare come purtroppo sembra suggerire il nome.
2 - La Blue Economy, come ho trovato in tanti articoli, non è un ramo della Green Economy.
Non ha quindi nulla a che fare con la Green Economy se non nei suoi valori.
E spesso, anche quelli, sono molto differenti.
Ma partiamo dalla base.
Se ti fa piacere ed hai una impostazione accademica, ti farà piacere partire dalla sua etimologia e significato, estrapolato da wikipedia.
Eccola qui di seguito.
Wikipedia: L'economia blu è un modello di economia a livello globale dedicato alla creazione di un ecosistema sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze precedentemente sprecate in merce redditizia. Rappresenta uno sviluppo dell'economia verde: mentre quest'ultima prevede una riduzione di CO2 entro un limite accettabile, l'economia blu prevede di arrivare ad emissioni zero di CO2 e come la green economy si preoccupa di utilizzare energia ricavata da fonti rinnovabili e di creare prodotti "sostenibili." Il modello è stato proposto da Gunter Pauli nel libro The Blue Economy: 10 years, 100 Innovations. 100 Million Jobs. L'obiettivo dell'economia blu non è di investire di più nella tutela dell'ambiente ma, grazie alle innovazioni in tutti i settori dell'economia che utilizzano sostanze già presenti in natura, di effettuare minori investimenti, creare più posti di lavoro e conseguire un ricavo maggiore. L'economia blu si basa sullo sviluppo di principi fisici, utilizzando tecniche scientifiche come la biomimesi, un settore ancora poco conosciuto che si fonda sullo studio e sull'imitazione delle caratteristiche delle specie viventi per trovare nuove tecniche di produzione e migliorare quelle già esistenti.
Okkei!
Forse avrei dovuto scrivertene una io perché dentro queste parole ci sono una marea di inesattezze.
Ma va bene così, andiamo per gradi.
Dal fallimento della Green Economy.
Quanti di noi sentono parlare di Green Economy in questo periodo?
Praticamente tutti siamo bersagliati da migliaia di messaggi positivi riguardo al fatto che sia il nuovo modello di sviluppo che ci tirerà fuori dal caos, per non dire merda, in cui ci troviamo.
Non per fare sempre il guastafeste ma credo fermamente che la Green Economy sia solo una grande illusione.
Un modello creato più o meno consciamente dalle multinazionali, per continuare a detenere il controllo del mercato.
Ma non facciamoci prendere dal panico e soprattutto dal complottismo.
Andiamo per gradi.
Qual è l'obiettivo della Green Economy?
Quella di ridurre il nostro impatto sull'ecosistema pianeta riducendo la CO2.
Utilizzando che metodo?
Quello del rendere più efficienti i sistemi di lavoro, gestione, produzione, ecc. per fare in modo da ridurre il più possibile gli sprechi di risorse ed energie.
Perfetto Lorenzo, questo lo sappiamo tutti!
Si è vero, ma non ti sembra che manchi qualcosa?
Non ti sembra che non ci sia nessun cambio di paradigma ne di modello rispetto a quello che ha causato la crisi economica, sociale ed ambientale in cui ci troviamo?
Cioè di fatto la Green Economy vuole mantenere inalterati i valori, i modelli di sfruttamento delle risorse e delle persone ma rendendoli più efficienti, con minori sprechi.
Cioè si vuole rendere più sostenibile un modello di sviluppo insostenibile!
Non solo.
In che modo vogliamo misurare questa pseudo sostenibilità?
Grazie ai cosidetti OSS [Obiettivi di sviluppo sostenibile - Sustainable Development Goals, SDG] dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite che chiunque lavori nel campo sostenibilità ne parla in modo super positivo e come panacea ai nostri mali.
Invece se ci pensi un attimo vogliamo semplicemente misurare i parametri di sostenibilità di un sistema aimé insostenibile.
Ma Lorenzo, quando ti sei accorto di questa incogruenza?
Quando ho analizzato i dati di una grandissima azienda italiana, società Benefit e con un alto punteggio B-Corp.
Lo sai cosa fa questa azienda considerata leader della sostenibilità nel suo settore?
Il reparto risorse umane, durante il colloquio di assunzione delle sue future dipendenti, chiede loro se vorranno o no avere figli.
Ti rendi conto?!
Oltre ad essere incostituzionale fa anche schifo dal puntio di vista umano.
Senza approfondire poi ulteriormente sulla gestione aziendale a dir poco anni '50, con un forte accentramento del potere nelle mani di poche persone e assumendo spesso persone della stessa cerchia familiare per detenerne il controllo in caso di un loro pensiero non proprio in linea con l'azienda.
Ma la vera domanda è un'altra.
Eccola qui di seguito: perchè malgrado accadano queste cose, l'azienda ha comunque alti punteggi di sostenibilità? [Questa è la domanda chiave che mi sono posto].
Semplice.
Perchè questi parametri non sono inseriti nelle domande di misurazione della sostenibilità delle B-Corp.
Perché appunto, si vuole misurare la sostenibilità di un modello insostenibile nel profondo.
Un modello che non funziona ma che ormai è entrato nella normalità.
É entrato nel nostro modo di pensare quotidiano.
Purtroppo non esistendo un modello costruito su altri valori, visioni o parametri, e quindi non ci rimane altro che misurare quello che abbiamo.
Un sistema che per quanto Green, comunque prende le risorse spesso in modo incontrollato ed inquinante. Produce prodotti creando rifiuti, pressione sulle persone, inquinamento dell'aria, dell'acqua, del suolo, ecc. Li immette nel mercato creando rifiuti, forti disparità tra paesi in via di sviluppo e "ricchi", ecc. Li butta distruggendo gli ecosistemi e i territori dove vengono smaltiti i rifiuti, talvolta e troppo spesso presenti nei paesi in via di sviluppo.
E la Green Economy non vuole cambiare i valori su cui si fonda tutta questa distruzione.
Anzi.
Vuole solo renderne più efficienti i processi.
Siamo quindi ancora sicuri che sia la strada giusta?!
Blue Economy: il sistema complesso.
Tutto questo accade perché la Green Economy non ha compreso una cosa.
Che noi esseri umani siamo natura, esattamente come ogni altra cosa o essere vivente nell'universo.
E quindi utilizziamo le stesse identiche leggi di sopravvivenza.
Siamo dei sistemi complessi.
Esattamente come gli ecosistemi.
E in un sistema complesso non esiste l'impatto zero.
O meglio, esiste ma in un contesto di rigenerazione.
Cosa intendo dire?
Per capire questo concetto farò un esempio davvero straordinario che ho letto nel libro "Pensare per Sistemi" di Donella Meadows.
Per comprendere i sistemi complessi dobbiamo immaginarci una vasca da bagno.
Malgrado sia una estrema semplificazione, questo concetto esprime molto bene il suo significato.
In una vasca da bagno ci sono due flussi: uno in entrata del rubinetto e uno in uscita, dello scarico.
Noi possiamo controllare i flussi di questa vasca soltanto in due modi: modificando la quantità di acqua che entra o la quantità di acqua che esce.
Fino qui ci sei?
Spero di essermi spiegato bene.
Andiamo avanti.
Come possiamo quindi riempire la vasca?
Aprendo il rubinetto e/o chiudendo lo scarico.
Quello quindi che si prefissa la Green Economy è quello di diminuire l'acqua che esce dalla vasca, otturando lo scarico [cioè diminuendo gli sprechi].
Ma qual è il problema?
Che diminuendo l'acqua che esce alla fine comunque la vasca si svuoterà.
Il secondo problema è che comunque otturando quasi completamente lo scarico l'acqua diventa malsana perché andremo ad eliminare troppo la matrice immanente del cambiamento: l'entropia e cioè il fallimento.
Quindi cosa ci rimane per riempire la vasca?
Semplice.
Aumentare l'acqua che entra.
Anzi.
In questo momento storico quello che farei io è diminuire il flusso di uscita ed aumentare quello in entrata.
Perché la nostra vasca in questo momento è quasi vuota.
Poi raggiunto un livello abbastanza decente per farsi il bagno, allora potremo riaprire il flusso in uscita e aumentare quello in entrata.
Lasciando così invariato [ad impatto zero] il livello dell'acqua della vasca.
Spero di essermi spiegato bene e per qualsiasi chiarimento non esitare a contattarmi ;-)
Ovviamente l'esempio della vasca, seppur molto chiaro, non basta assolutamente a spiegare le centinaia di migliaia di flussi e relazioni che ha un sistema complesso.
Ma serve solo per aiutarti a comprendere come funziona.
E quindi in che modo la Blue Economy al contrario della Green Economy vuole intervenire sulla vasca?
Cambiando un piccolo e semplice paradigma.
Blue Economy: un nuovo paradigma e modello.
La Blue Economy vuole non solo diminuire il flusso in uscita ma aumentare anche quello in entrata tramite un concetto molto semplice ma complesso: quello della rigenerazione.
Infatti un errore del nostro pensiero è quello di mettere sempre al centro il "pianeta come uno stock" di risorse da sfruttare, seppur in modo più etico.
Invece il pianeta non è solo un magazzino di risorse.
É molto di più.
É un sistema vivente che dona più di quanto prende per il suo sostentamento.
Basti pensare alla meraviglia della morte.
Un corpo si decompone nella terra, crea terreno fertile per il sostentamento di nuove future forme di vita.
Generando un ciclo continuo e pressoché infinito di vita.
Dando forma ad uno dei comportamenti più straordinari di un sistema complesso: l'auto-organizzazione [nei sistemi viventi è detta evoluzione].
Cioè il risultato è maggiore della somma delle singole parti. [Per approfondire: https://it.wikipedia.org/wiki/Psicologia_della_Gestalt]
Quindi tornando al nostro discorso, cosa dovremmo fare pragmaticamente che ora non facciamo?
Semplice.
Dobbiamo restituire energia e risorse.
Se ci pensiamo bene, questa pratica solo l'uomo non la mette in atto.
Basti pensare agli alberi che prendono energia e risorse dal terreno per sopravvivere ma restituiscono all'ecosistema pulizia dalla CO2 e ossigeno dalla fotosintesi clorofilliana.
Le api prendono il nettare per sopravvivere ma contribuiscono ad impollinare e quindi ad aumentare la biodiversità della flora.
L'uomo cosa restituisce?
Ed è proprio sulla restituzione che si basa il concetto e modello della Blue Economy.
In particolare riguardo la restituzione di quelli che noi chiamiamo 'Servizi Ecosistemici' o 'Capitale Naturale'.
Ma cosa sono?
Sono tutti dei benefici che gli ecosistemici forniscono a tutte le specie viventi e anche a quella umana.
Eccone qui uno schema presente nel Repost sulla Sostenibilità del 2016 del WWF.
Possiamo quindi utilizzare questo schema per inserire questi benefici all'interno dei nostri modelli di business o nella progettazione dei nostri prodotti e servizi.
Non solo come input di cui l'azienda potrà beneficiare ma anche come output per restituire il valore a tutti quanti!
Blue Economy: esempi pratici.
Noi stessi con l'azienda Bioapi [la prima in Italia ad aver aderito al bio nel settore apistico], abbiamo integrato gran parte di questi modelli anche se con molta difficoltà soprattutto per le caratteristiche fisiche e biologiche delle api.
Il primo step di crescita che ho utilizzato quando ho preso in mano l'azienda [che già esisteva da oltre 20 anni] è stato quello di focalizzarsi su una identità precisa e così posizionarsi precisamente nel mercato.
Nel frattempo con il team abbiamo ottimizzato il lavoro su quella identità puntando con sempre maggior forza verso un approccio quanto più "naturale" ed ecosistemico possibile.
In tutto questo abbiamo creato un centro di formazione di apicoltura biologica, rigenerativa e sostenibile grazie alla quale è stato possibile formare persone con un metodo e filosofia lavorativa più etico ed in linea con le strategie delle natura.
Grazie a questo Campus ho potuto fondare il primo evento, il Bee Friends Day, di formazione e divulgazione di una apicoltura più sostenibile [il primo in Italia e nel mondo].
Così grazie a tutti questi asset abbiamo potuto creare una comunità di persone che ruota intorno un unico grande obiettivo: fare in modo che le api possano sopravvivere a questa crisi ambientale gigantesca.
Dimenticavo...abbiamo creato al il primo centro di studio e tutela dell'ape selvatica il Resilient Bee.
Quindi per ricapitolare, oltre ad aver creato un business remunerativo con una comunità di persone interconnessa con il nostro brand, abbiamo creato un allevamento quanto più selvatico al fine di mantenere elevata la quantità di biodiversità presente nel territorio.
Questo permette così all'azienda di contribuire in modo maggiore sia al servizio di impollinazione che le api fanno spontaneamente ma anche a mantenere la specie utilizzata quanto più rustica possibile.
E il valore che questo porta è molto maggiore rispetto a questo.
Perché in un ambiente sano ed equilibrato dove le api fanno bene il loro lavoro, ci sarà maggior possibilità di produrre sostanza organica per il suolo, fare in modo che le acque siano buone e non inquinate, ecc.
Se ti va di approfondire puoi andare nel sito dedicato: www.apisnaturae.com
Ma la Blue Economy non è solo questo.
Apre ad un altro concetto straordinario che può essere utilizzato in ogni campo di innovazione: quello della Biomimesi o Biomimetica.
La biomimetica.
La biomimetica è una disciplina che studia e cerca di imitare i processi biologici e biomeccanici e le strategie che la natura utilizza per sopravvivere e auto-organizzarsi.
Ecco sempre il mio doveroso link a wikipedia per apporfondimenti.
Pensiamo per esempio ad un tappeto che pulisce le scarpe ma al tempo stesso per la sua composizione riesce anche a purificare l'aria.
Oppure un palazzo che tramite la struttura simile a quella dei termitai, riesce tramite i suoi sistemi di ventilazione ad autoraffreddarsi senza produrre C02.
O ancora uno strato di funghi che non solo è in grado di eliminare le scorie di inquinanti nel mare ma creano delle vere e proprie isole, dove richiamano altre specie viventi. Insomma un vero e proprio ecosistema.
Pensi che questi esempi siano inventati?
In realtà non è proprio così.
Non solo esistono, ma ce ne sarebbero molti altri da fare.
Si ok Lorenzo, ma la biomimetica è quindi uno strumento essenziale per fare cosa?
Per restituire i servizi ecosistemi di cui parlavamo prima!
Creare modelli, strutture e prodotti che non solo siano creati sfruttando risorse ed energia, ma che vadano a contribuire alla restituzione, alla creazione di un processo circolare di energia e risorse.
Se vuoi splulciare qualche progetto ti lascio il link qui sotto:
http://www.architectsforpeace.org/mickprofile.php ➞ Architetto progetto palazzo a zero CO2
https://www.vollebak.com ➞ T-Shirt Biodegradabile che diventa compost a base di alghe
https://www.vice.com/it/article/784qyz/funghi-e-longevita ➞ Fungo mangia inquinanti lo puoi trovare anche nel documentario di Netflix "Fantastic Fungi"
https://it.wikipedia.org/wiki/Velcro ➞ Anche il velcro è frutto della biomimetica
Eliminare completamente la CO2.
Lo scopo della Green Economy, che come abbiamo visto non vuole cambiare modello di sviluppo [incentrato molto sulle multinazionali], si prefigge l'obiettivo di diminuire la CO2 entro un limite accettabile.
Invece la Blue Economy vuole raggiungere l'obiettivo dell'azzeramento delle emissioni.
Cioè mentre la Green Economy chiede alle imprese e alle persone di investire risorse ed energie nella riduzione dell’impatto ambientale, la Blue Economy intende eliminare del tutto le emissioni dannose per il pianeta, rivoluzionando i sistemi di produzione attraverso la biomimesi.
Anche questa volta, per comprendere questo concetto, ci può venire appunto in aiuto la biomimetica.
In che senso?
Guardiamo subito cosa succede nell'ambiente e quindi negli ecosistemi.
Proviamo a comprenderlo facendoci una semplice domanda: esiste nell'ambiente qualsiasi altro essere vivente oltre l'uomo, che produce materiali nocivi e che non si decompongono?
La risposta è semplice e secca: NO!
Perché allora noi esseri umani dobbiamo utilizzare prodotti che hanno un costo ambientale così distruttivo?
Perchè dobbiamo inventarci molecole sempre nuove quando la natura ha già selezionato in miliardi di anni di evoluzione quelle essenziali alla vita?
Non basta far altro che trovare risposte in un libro già aperto.
Serve una piscina ecologica? Semplice.
Andiamo a vedere se esistono nel mondo dei bacini di acqua pulita e bisogna studiare come la natura sia riuscita a renderla sana.
Perchè il nostro errore è stato quello, malgrado noi stessi facciamo parte della Natura compreso quindi le nostre creazioni, di forzare troppo la mano verso di noi.
Forzare la mano spingendo l'ambiente a squilibrarsi pur di venirci incontro.
Hai bisogno di una soluzione al problema?
Semplice.
Guarda come la natura ha già risolto quel problema e prendi ispirazione!
I problemi da affrontare: esempi pratici.
Come in ogni sogno meraviglioso, esistono dei problemi pratici che vanno risolti e superati per realizzarlo.
Poichè probabilmente anche tu hai voglia di aprire una attività rigenerativa o magari vorresti trasformare quella che già hai, ecco un elenco delle criticità a cui molto probabilmente andrai incontro.
Ed averle ora già chiare probabilmente ti darà un grande vantaggio competitivo nel lungo periodo rispetto agli altri.
- Il primo problema è secondo me quello più difficile da superare: siamo noi stessi. Per attivare un modello come la Blue Economy non è possibile farlo con una visione lineare dei modelli, dei sistemi e anche dell'esistenza. E purtroppo la visione sistemica è diffile da acquisire senza avere esperienza di cosa significhi vivere delle proprie passioni [o provarci a farlo], senza uno studio continuo esperenziale ed analitico di discipline molto trasversali tra loro ed un percorso personale. Ma se segui la strada "giusta" per te, arriverà un momento, un istante che il tuo cervello riuscirà ad elaborare e collegare tutti i dati esperenziali acquisiti. Elaborando nella mente una sorta di teoria o metodo del tutto. Quella che tante persone chiamano consapevolezza. Ma di cosa? Io dico dei sistemi complessi e quindi delle regole cardine del funzionamento dell'universo. Fisica quantistica associata alle più antiche e moderne filosofie: stoicismo, taoismo, alcune branche del Buddismo e la cibernetica. Avere questa visione significa comprendere che noi siamo natura come ogni altra cosa o essere vivente nell'universo, e questo ti permetterà di eliminare l'antropocentrismo che ci portiamo ancora oggi in modo inconsapevole [tantissime persone che adottano stili di vita sostenibili ce l'hanno] come retaggio dal passato.
- Il secondo problema è uno scalino insormontabile per tanti imprenditori/trici. Molte persone, e per esperienza ti dico anche quelle che lavorano nel campo sostenibilità, vogliono vedere risultati di crescita tangibili nel breve periodo. Ma purtroppo non è così che funziona il mondo. Almeno per il 99% delle persone. Un business rigenerativo richiede quindi un "grande" investimento iniziale di energie e risorse per funzionare. Perchè è proiettato nella costruzione di un ecosistema nel lungo periodo e non nella vendita immediata di un prodotto che domani magari non andrà più. E questo ha ovviamente un lato straordinario e molto positivo. Una volta superato questo scalino, l'ecosistema sarà in grado di andare per conto suo, di auto-regolarsi e auto-organizzarsi. Cioè evolversi. Però purtroppo la maggior parte delle persone non sono disposte ad aspettare e a mettere energie e risorse fino a questo momento. Fino al momento in cui sarà in grado di vivere in modo autonomo.
- Il terzo problema è la resistenza al cambiamento degli stakeholders. Le aziende che partecipano al cambiamento oggi, soprattutto le multinazionali, sono quelle che più di tutte hanno l'interesse a fare in modo che tutto venga percepito in modo diverso ma per non cambiare nulla: sono le madri e i padri della Green Economy. Una multinazionale se dovesse davvero affrontare la crisi climatica e sociale dovrebbe modificare radicalmente i propri modelli partendo in primis dal target che ha scelto. E le multinazionali nel 99% dei casi hanno scelto un target che ha come riferimento il prezzo e la scarsa qualità del prodotto [la massa]. Cosa succede quindi se una multinazionale decidesse di mettere qualità nel proprio lavoro, nella scelta materie prime, promuovendo contratti seri con i dipendenti, ecc.? Che dovrebbe aumentare i prezzi dei prodotti che vende. E che succederebbe di conseguenza? Che i clienti che oggi hanno non sarebbero mai in grado di seguire l'azienda in.questo percorso. Ecco perché sono convinto che le multinazionali non ce la faranno mai a superare questa crisi climatica a meno che non siano disposte a cambiare radicalmente modello di sviluppo. Secondo te lo faranno mai?
- Il quarto problema è l'investire nella creatività. Chi ha consapevolezza dei sistemi complessi sa bene che un sistema più grande è composto da altri sottosistemi. "I sottosistemi possono in gran parte prendersi cura di se stessi, autoregolarsi, mantenersi e anche provvedere alle esigenze del sistema più grande, mentre il sistema più grande coordina e migliora il funzionamento dei sottosistemi, ne risulta una struttura stabile, resiliente ed efficiente.” Passi di: Donella H. Meadows. “Pensare per sistemi. Interpretare il presente, orientare il futuro verso uno sviluppo sostenibile”. Apple Books. https://books.apple.com/it/book/pensare-per-sistemi-interpretare-il-presente/id1454358103 Ma cosa può accadere che rompa questa situazione di equilibrio? Per esempio quando gli obiettivi di un sottosistema dominano su quello più grande. Oppure [cosa che accade quasi sempre nelle aziende], il sistema più grande centralizza ed accentra il controllo. Se il cervello controllasse in modo stretto ogni singola cellula non permetterebbe alle cellule di seguire le loro normali funzioni, mettendo a serio rischio la vita dell'individuo [del sistema più grande]. Apro solo una piccola parentesi sperando di non annoiarti. Ecco perché credo molto nella democrazia meritocratica. Perché la democrazia è un sistema che provvede a regolare e gestire il sistema più grande ma lasciando spazio e margine creativo ai sottosistemi. Non solo. Essendo meritocratica, premia non chi ha più possibilità, ma chi se lo merita di più. Chi ha più passione. Così nel tempo avremo più persone meritevoli che faranno figli e che insegneranno a loro volta ai loro figli a prendersi cura di se stessi e della comunità. L'esatto contrario di quello che è avvenuto fino ad ora in Italia.
- Il quinto problema è il business core. Quante volte ne avrai sentito parlare? Non è altro che "la principale attività aziendale di tipo operativo che ne determina il compito fondamentale preposto ai fini di creare un fatturato ed un conseguente guadagno" - Wikipedia Questa frasetta la insegnano purtroppo ancora nelle più grandi business school del mondo ed è esattamente il contrario di come funziona un ecosistema resiliente. Perchè invece di puntare all'abbondanza e alla diversità [degli asset, dei settori, dei prodotti, ecc.] punta ad un unico grande business. Ed è esattamente il contrario di quello che ho fatto io nel 2014 quando sono diventato presidente di Bioapi. Ho iniziato a creare settori e asset molto diversi tra loro all'interno dell'azienda e questo mi ha permesso nel tempo di oscillare in base alle oscillazioni del settore e del mercato. Tanto che uno degli asset, quello dei corsi, è diventato dopo alcuni anni uno dei più forti e remunerativi. Avere più possibilità ti permette di rimanere nel range di resilienza e di rimanere in piedi in periodi di forte cambiamento.
- Il sesto ed ultimo problema è il fatto che ogni persona nel suo immaginario, pensa che esista un unico modo di far crescere una azienda. Faccio un esempio. Tutti i magazine di apicoltura sono focalizzati sul fatto che se una persona vuole fare l'apicoltore/trice in Italia debba partire inizialmente con 5/6 alveari ma che poi incrementerà per forza nel tempo, fino ad arrivare ad alcune centinaia e/o migliaia. E questa idea per molte persone del settore è una verità assoluta. Invece ci sono tante sfaccettature diverse della realtà. C'è chi vuole mettere 5 alveari e vuole arrivare ad un massimo di 10, c'è chi ne mette 300 e vuole rimanere a 300, chi ne ha 50 e vuole arrivare a mille, chi ne ha 10 ma fa anche attività agricola o agrituristica e gli va bene così. La crescita è perciò spesso molto più qualitativa che quantitativa. E nel modello rigenerativo è essenziale rispettare questa biodiversità. Tante volte le persone mi guardano con gli occhi sgranati quando dico loro di mescolare le loro competenze per creare qualcosa di unico. Molto spesso nessuno di loro riesce a trovare una risposta immediata a questa affermazione. Invece è proprio questa risposta che permetterà loro di avere il successo che loro desiderano. Inoltre non è detto che una piccola azienda abbia un impatto minore di una grande che può arrivare a migliaia di persone. Ci sono freelance come me che portano un impatto molto più positivo di quanto potrebbe fare una multinazionale. Quindi piccolo non significa per forza di scarsa qualità. Anzi...
Blue Economy: conclusioni.
Spero di averti fatto comprendere come tutto il modello sostenibile che stiamo portando avanti sia fallimentare e figlio della volontà di non cambiare assolutamente nulla.
Un designer sistemico, difficilmente sceglie di migliorare un modello fallimentare.
Prima ne crea un altro, lo testa e poi effettua una strategia di transizione dal vecchio al nuovo.
Purtroppo non siamo abituati a questo tipo di progettazione perché bisogna mettere in discussione tutto per poi riordinare le carte in tavola.
Ecco perché la Blue Economy potrebbe essere una rivoluzione.
Perché cambiando un semplice paradigma, quello del voler abbattere completamente la CO2, Gunter Pauli, ha creato un modello completamente nuovo.
Basato più sulle leggi naturali che governano il nostro universo che sulle leggi di potere: come l'abbondanza, l'entropia, la biodiversità, la relazione e l'evoluzione.
Tutti noi possiamo fare la nostra parte non solo diminuendo il nostro impatto ma soprattutto reinserendo i servizi ecosistemici all'interno del circolo virtuoso ecosistemico.
Perché per come la vedo io, per come siamo messi oggi, non riusciremo mai ad uscire fuori da questa crisi climatica se non usiamo il progresso innovativo e talvolta tecnologico per riequilibrare il sistema.
E sopratutto, come ho sempre pensato fin da piccolo, l'ambiente non è altro che un luogo esteriore che rappresenta il nostro luogo interiore.
Noi stessi.
Ecco perché trovo meravigliosa la citazione del filosofo danese Soren Kierkegaard: Entra in ciò che sei, poiché questo è ciò che cambia ciò che sei.
E aggiungerei: ed è ciò che sei che ti permetterà di cambiare davvero il mondo.
Un abbraccio,
Lorenzo
Nel mio articolo come vivere delle proprie passioni potrai iniziare proprio questo meraviglioso processo di crescita →
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Per uscire dalla crisi climatica stiamo utilizzando gli stessi modelli e valori che l'hanno creata. Non te lo sentirai dire spesso ma un business non esiste per vendere. Un business esiste per dare alle persone gli strumenti necessari ad essere davvero felici. La vendita, come l'equilibrio del pianeta, sono solo dirette conseguenze di questo comportamento.
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